Primavera del 1941: otto soldati italiani occupano Kastellorizon, un’isola greca a pochi chilometri dalle coste della Turchia. Nel Paese sembra non abiti nessuno e quando la nave d’appoggio italiana viene affondata e la radio distrutta, a tutti è chiaro che sono ormai isolati da tutto e da tutti. Ma gli abitanti dell’isola ricompaiono magicamente: le donne, i vecchi, i bambini escono dalle case per conoscere i nuovi arrivati. Gli otto italiani abbandonano a poco a poco le regole militari per vivere una vita rilassata e distesa, fra amori, prostitute, tramonti e partite di calcio sulla spiaggia. Nella calma quasi irreale di quell’isola, fuori dai clamori della guerra e da convenzioni di classe, ciascuno intraprende una strada personale, ciascuno risolve i propri problemi, realizza i propri sogni. Il film inizia con una storia di guerra ma si sviluppa come una commedia dolce-amara. I personaggi scappano dalle responsabilità imposte, rifiutano di appoggiare il mondo dei vincitori: in questo senso va interpretata la fuga. E la storia, sebbene ambientata cinquant’anni fa, può risultare contemporanea. Mediterraneo chiude la trilogia del regista Salvatores cominciata con Marrakech Express e continuata con Turné.